L'eruzione vulcanica del 79
d.C. detta anche eruzione Pliniana, altamente esplosiva prende il
nome da Plinio il Vecchio che vi morì e da Plinio il Giovane che la
descrisse nei suoi eventi drammatici. Dopo il lungo periodo di
quiescenza del vulcano (700-800 anni), nel magma andava aumentando sia la
viscosità che il contenuto in gas a causa del lento e progressivo
raffreddamento. Tra il magma a 2-5 Km di profondità e l'acqua si
interponeva una spessa crosta di magma solidificato. Quando la pressione
dei gas nell'interno della camera magmatica ruppe questa crosta, iniziò
l'eruzione. In meno di 24 ore l'eruzione ebbe la potenza di distruggere
completamente diverse città e coprire di cenere o bruciare con piogge acide
la fertilisima campagna, le violenti esplosioni formarono una gigantesca
nube di ceneri, pomici, blocchi e gas, a forma di pino, che arrivò a circa
17 Km di altezza. I componenti della nube, raffreddandosi rapidamente,
precipitarono depositando in poche ore strati di pomici che seppellirono
quasi completamente Pompei, Ercolano e le zone circostanti il
Vesuvio. Poi verso la mezzanotte, l'eruzione cessò e molti ritornarono
incautamente alle proprie case, ormai interamente o quasi distrutte. La
fase di stasi durò circa dieci ore. Successivamente verso le 6 del 25
agosto un terremoto ed una tremenda esplosione sconvolse il Vesuvio, una
nuova esplosione creò una nube di cenere che fece piombare nell'oscurità
l'area compresa tra Capri e Miseno. Essa crolando sotto il suo peso,
produsse una valanga di gas, frammenti magmatici e materiale solido lungo i
pendii del vulcano che seppellì nuovamente Ercolano sotto uno strato di
fango spesso dai 15 ai 25 metri. Così, in soli tre giorni, Pompei,
Ercolano e Stabia e le zone circostanti furono distrutti dalla furia del
vulcano che provocò oltre 2000 vittime.